martedì 26 maggio 2015

FAMMI UNA DOMANDA (PUBBLICA)


Io vi giuro ho provato a trattenermi.

Ho letto i commenti degli studenti, che ovviamente hanno il vaffanculo caricato a pallettoni.
Ho letto il comunicato ufficiale dell'Università, che faceva trapelare un certo imbarazzo, tipo quando ti squilla il telefono in modalità "Samba" ad un funerale .
Ho letto il commento dei giornali, straordinari trombettieri della verità moderata e imparziale (in Bocconi picchiamo anche le donne incinta e oriniamo nei lavandini se vi interessa).

Ma quello che mi ha distrutto è stato leggere i commenti dei lettori sulla rete. BE NO. Lì non sono più riuscito a trattenermi. 10 a 0. KO TECNICO. Cioè proprio vojo murì!! Mentre mi stavo lavando gli occhi con lo spazzolino per cancellare dalla retina ciò che ho letto, ho pensato di condividere un paio di rapide riflessioni.

Intanto ciò che è successo è una vergogna e direi che non ci piove. Una baracconata del genere non me la sarei aspettata mai. Cioè non riesco a decidere se è più incredibile che un professore a contratto spifferi le domande o se i geni della lampada abbiano denunciato l'accaduto DOPO l'esame!! 
Cioè capito? Mica prima, dopo!!!! Della serie, l'onestà in trentesimi (se mi va bene l'esame non dico nulla, se mi va male denuncio). 

Secondo aspetto. A pigliarlo nel cubo sono stati gli studenti onesti, che si sono visti annullare un esame per cui magari avevano studiato. Ma non è perfetto così? Gli onesti sono stati danneggiati per colpa dei disonesti. Come succede nella maggior parte delle istituzioni pubbliche! Non è meraviglioso?? Eliminata ogni forma di discriminazione tra la Bocconi e le altre Università: quando la merda capita, a pagare sono sempre gli onesti. Di che si incazzano quindi gli studenti delle università pubbliche?

Vince la maglia rosa del commento più banale sulla rete il "ma tanto si sa, alla Bocconi paghi e ti danno la laurea! Uno paga e passa!!!!". Ok, uno passa, ma a miglior vita. Perchè arrivato a fine di cinque anni di questa passeggiata di salute mi sembra che mi abbiano menato, sbucciato, frullato, spellato e passato in padella con una noce di burro. 
Obiettivamente il fatto che il badge si possa usare come carta di credito un po' può indurre in errore, lo ammetto. Ma purtroppo, amici rivoluzionari da hashtag, mai mi è capitato di veder compare delle lauree. Ma proprio neppure un esame in saldo.

"Dunque..tre caffè, due brioche, una spremuta...fanno 8 euro e 70"
"C'ho 10 euro"
"Va bene, ti do il resto..."
"No aspe..dammelo in parziali..però non quelli alla liquirizia che mi si attaccano al palato e non mi piacciono"

Anche il commento "Ma voi siete l'Università che ha sfornato Mario Monti e Sara Tommasi  #hodettotutto" devo dire mi ha commosso le mutande. Beh qui siamo al capolavoro. Al colpo di genio fatto 140 caratteri. 
La cosa è senza dubbio vera, ma bisogna riconoscere i meriti anche degli altri atenei.

Marcello Dell'Utri (condannato per false fatture e frode fiscale, condannato in appello per tentata estorsione mafiosa, condannato a 7 anni in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, ma annullato da Cassazione con rinvio) - laurea in giurisprudenza presso la Statale di Milano

Massimo d'Alema (finanziamento illecito accertato, prescritto) - frequenta la classe accademica di lettere e filosofia presso la Scuola Normale di Pisa

Silvio Berlusconi (vi devo scrivere tutto per davvero?) - laurea in giurisprudenza presso la Statale di Milano (per la Statale si mette malino)

Renato Farina (condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per falso in atto pubblico, patteggia una pena di 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar)  - laurea presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore

Giorgio La Malfa (condannato per finanziamento illecito) - doppia laurea in giurisprudenza ed economia politica presso l'Università di Pavia e di Cambridge

Questi rappresentanti della classe politica hanno avuto tutti trascorsi più o meno turbolenti con la giustizia. Secondo logica, quindi, queste Università, in maggioranza pubbliche, fanno rabbia, tristezza e pietà oltre a sfornare pregiudicati? Ai posteri l'ardua sentenza.

E infine, un appello ai miei compagni di Università. 
Vi prego. Vi prego con tutto il cuore, evitate di commentare chi scrive su Facebook o Twitter. Perchè vi assicuro non serve ed anzi, leggendo il tenore delle vostre risposte, se non vi conoscessi, stareste sulle palle pure a me. 
Non serve sciorinare dati, statistiche, elenchi, citazioni e frizzi e lazzi. Davvero, è inutile, si passa per spocchiosetti primi della classe e irritanti come la rucola tra i denti.
Si perde del tempo a prendersela e non ce n'è motivo perchè, fondamentalmente, io sono molto di più dell'Università che frequento, dei voti che prendo e degli studi che faccio. 
Mi considero una persona ben più complessa, indipendentemente dall'ateneo che pago (tanto o poco) . Essere un cattivo o ottimo studente, essere responsabile, onesto, preparato, dipende solo in parte dalle scuole che frequento: una Università pubblica non sforna solo geni e una Università provata non sforna solo raccomandati (e viceversa). L'ambiente influisce, ma è la persona che fa sommamente la differenza.
Chi non lo capisce si qualifica coi suoi stessi commenti, destinato com'è a vivere una vita fatta a reparti come nei supermercati.


Quindi, davvero, se potete, evitate, lasciategli dire che ci si compra la laurea, perchè il tempo che sprecate a rispondere ad un idiota, quello si, non si ricompra più.  

lunedì 9 marzo 2015

9 MARZO: LA FESTA DEL DONNO



Dopo la festa della donna, io istituisco ufficialmente, forte del potere conferitomi dall’abbonamento di Paperinik fatto nel lontano 1998, la festa dell’uomo, o del donno, in data 9 Marzo. 

In una società che ha fatto di mister Grey il nuovo inarrivabile modello di fascino maschile è necessario ora più che mai proteggere il maschi dall’assalto di paradigmi socio-massonico-femministi, che mettono in dubbio alcuni valori portanti della nostra identità di genere, quali la pancetta etilica, la lanuggine nell’ombelico e la pipì in piedi a tavoletta abbassata.


Sembra che essere uomini ormai sia una pacchia. Sembra che essere uomo sia diventato il terno al Lotto, beccare il colpevole a Cluedo, trovare dieci euro che non ricordavi nelle tasche dei pantaloni. Beh care le mie donne non è così! 


NON E’ COSì!!


E io non ci sto. Io voglio gridare che essere uomo è difficile e fa schifo e mi verrebbe da piangere ma non posso che sono un uomo e poi in spogliatoio chissà cosa pensano di me.


Pertanto, ho deciso di elencare i motivi per cui al giorno d’oggi la vera vittima del sistema siamo noi, gli uomini e cosa rende l’essere uomo una sfida costante ogni giorno!

(Ho scritto solo 10 motivi perché devo ancora finire di stirare le camicette della mia fidanzata, che me le ha date all’ultimo e le vuol pronte per stasera.)

1. Gli uomini non hanno le tette, e se ce le hanno fanno senso. 

Ora voglio dire, avere addosso quell’optional incluso dalla nascita è una fortuna incontestabile. Non tanto per un fatto estetico (il redattore sbava sulla tastiera), ma per la sterminata varietà di usi che se ne possono fare: c’è chi le usa per fare amicizia, chi per trovare lavoro, che per reggere il libro a letto, chi le usa come porta-bibite, chi come schiaccianoci. 

E non è che potete dirmi “beh se le vuoi puoi fartele”. 
Immaginate lo sgomento di vedere un uomo, di circa ottanta chili, con la barba, e una quarta di seno soda e prorompente come il Taj Mahal (si perché avrei una quarta di seno va bene, sono un esoso, ma se devo proprio le voglio esagerate). 


2. Sono settimane che vado in palestra, 180 euri di iscrizione pagati sull’unghia, beveroni a pranzo, verduroni la sera, caconi in bagno, step, cyclette, pump, crunch, leg, stretching, e altre parole inglesi utilizzate per indicare “crampo debilitante” o “soluzione finale” in base alla frase in cui sono inserite e manco una palpatina di stima in bus, una sclacsonata di approvazione, un fischio di incitamento. 

Macchè. 

Zero. 

Ignorato. 

Sarà la quarta di cui sopra che rema contro…prossimo mese mi faccio ‘na quinta.

3. Io faccio outing una volta per tutte: io non so parcheggiare. 

Sono proprio una sega mancina nel parcheggio. 
La posizionerei meglio se la parcheggiassi lanciandola da un aereo. E questo mi pone in balia del pubblico ludibrio, che essendo uomo è decuplicato dalla disapprovazione dell’intera società. 

No, io sono un uomo e rivendico il diritto di parcheggiare come Stevie Wonder.

4. Alle donne può piacere ogni tipo di musica o di cantante. 
All’uomo no. 
Se ad una donna piacciono i Nirvana: “wow alternativa, mmm, affascinante e sensibile”. 
Se le piace Guccini: “ah la tipa impegnata, studiosa intelligente idealista”. 
Se le piacciono gli ACDC: “trasgressiva e ribelle”. 

Se ad un uomo piace Alghero di Giuni Russo: “che, te piacciono i neri?”.

5. Essendo uomo mi è praticamente impossibile salire su una nave da crociera, poiché so che in caso di incidente non avrei scampo. 

Avendo più di vent’anni e vivendo in un paese dove un cinquantenne è ancora giovane, beh, se ci centra un iceberg “ALLE SCIALUPPE! TUTTI ALLE SCIALUPPE, FATE SALIRE PRIMA DONNE BAMBINI E ANZIANI”, della serie ci vediamo vado a fare due bracciate così mi scaldo.

6. Le donne non fanno le puzze. 

Sembra una stupidaggine, ma di tutte le donne che conosco solo una percentuale minima fa le puzze. 

Invece l’uomo deve domare non un intestino, ma un battello a vapore, un geyser del Parco di Yellowstone. Il che è un problema se hai una vita sociale fatta di interazioni umane. Questo ti costringe a vivere perennemente sul chi vive, pronto a rispedire i gas serra da dove sono venuti. 

Che se uno ci pensa è come chiudere una pentola a pressione con un mignolo.

7. L’uomo deve essere uomo e fare l’uomo. 

E se non fai i lavori di casa sei un mezzo uomo. 
Se non apri manco i barattoli sei l’equivalente umano, per dignità domestica, dello straccio di panno dove si lasciano le scarpe bagnate quando fuori piove. 

Io sono il perfetto uomo Fai da Te. 
Nel senso, che se mi chiedi di montare una mensola, appendere un quadro, riparare una seggiola, il mio approccio al problema è sempre quello: Fai da Te, che è meglio.  
Sono talmente inetto con i lavori manuali, che a volte dopo che ho finito di allacciarmi le scarpe, mi rendo conto di non averci messo i piedi. 

Questo condanna me ad essere sessualmente meno appetibile e la mia compagna a cercare partner che le mostrino la loro maestria con la chiave del 22.

8. Le donne possono entrare in ogni locale spesso a prezzo ribassato od addirittura gratis. Gli uomini, invece, per entrare devono sempre pagare. Talvolta anche nelle donne stesse.


9. Le donne non sono tenute a conoscere o essere forti negli sport. 

Da bambino, avendo ogni parte di me esattamente equidistante dall’ombelico negli sport ero fondamentalmente un pacco per i miei compagni. 

Sembravo un piccolo giocatore in quota Unitalsi. 
E visto che i bambini non sono altro che perfide scimmie glabre, ho subito un’emarginazione totale. Senza appello. E per un bambino, essere l’ultimo ad essere scelto nei giochi di squadra, anche dopo Roberto, il bidello focomelico dell’istituto, ti uccide. Perché poi le bambine mica ti guardano se sei forte in matematica o se sai tutta la Cavallina storna. Mica fanno il tifo quando ripeti il paradigma di fero. 

Porco boia. 

E se alla domanda “ma te per che squadra tifi?” rispondi, “ma guarda, non mi piace il calcio”, che agli occhi di chi ti ascolta è come dire “Tengo per la Nazionale Cantanti. Abbiamo una media reti bassina, ma quello che conta è che vinca la solidarietà”.


10. Amare significa non dover mai dire mi dispiace..se sei una donna. 

Perché nella discussione media l’uomo ha torto praticamente sempre. 
O meglio se tu hai ragione lei generalmente non ha torto. 

Se invece lei ha ragione, allora è Cassazione. Tribunale militare. 

Perchè fondamentalmente il Buon Signore ci ha fatto il dispetto di dare alle donne una memoria granitica, da stratificazione geologica e all’uomo l’ampiezza RAM di un cucciolo di labrador appena svezzato. Quindi loro quando litigano riesumano episodi e frasi dette diversi anni prima che i tuoi genitori si conoscessero biblicamente, mentre tu è già un miracolo se sei riuscito anche oggi a ricordarti l’indirizzo di casa. 

E poi comunque ogni discussione presenta sempre l’eccezione preliminare “si ma tu non mi capisci”, il che ti da l’impressione di aver discusso con un’opera di arte contemporanea. 
E lì il discorso poi termina, perché se non capisci, cosa puoi mai dire..che è un po’ come dire “si ma è inutile che ribatti perché hai l’alitosi”. Cosa che non muove di un millimetro il merito della conversazione, ma ti annulla come uomo e come oratore.

Queste sono le ragioni di una necessaria tutela dell’uomo e l’elenco potrebbe essere ancora lungo. 

Ma credo che il motivo principale per cui l’uomo va difeso più della donna è che la donna ha un’abilità di cui l’uomo è sprovvisto e che io personalmente invidio moltissimo. 
L’uomo quante cose al mondo può fare? Costruire, inventare come recitava un noto jingle, ma è solo della donna il salvare. 

Solo la donna salva, come una scialuppa, come un rifugio durante una tormenta. 

L’uomo aiuta, ma la donna, quella giusta, salva, anche da te stesso quando serve. E lo fa naturalmente come se avesse una innata capacità di vedere in mezzo all’inferno cosa non è inferno, e dargli spazio. 

Perché se l’uomo è metà della mela, la donna è inevitabilmente la tre quarti. E non importa chi essa sia, se la mamma, la moglie, la fidanzata, l'amica, la sorella, la cugina, la zia: una donna al tuo fianco, sempre che sia quella giusta, è come il l’odore di pioggia durante la canicola.

venerdì 20 febbraio 2015

A VOLTE RITORNANO (INTOLLERANTI)





Mi ero ripromesso di smettere.

Come quelli che smettono di comprare la Nutella per evitare la tentazione, o che a tavola solo pane integrale che non ingrassa e regola l’intestino (a me personalmente fa fare delle puzze allo Zyklon b che potrebbero essermi sanzionate dal tribunale dell’Aia).

Avevo deciso di farmi tollerante.

La vita è così piena di armonia che essere intollerante è una mancanza di rispetto nei confronti del Tutto. Perché alla fine l’intolleranza sta negli occhi di chi si incazza. E io devo guardare il mondo con occhi nuovi, con rinnovata speranza, con la serena imperturbabilità di Gandhi.

Poi è venuto fuori il bastone allungabile per farsi i selfie e in più ho realizzato che a forza di non violenza a Gandhi gli hanno sparato.

Vorrei esprimere un concetto semplice.
Una faccia di culo, anche se fotografata da distante, resta una faccia di culo, solo con più sfondo. È imbarazzante davvero vedere come la gente non lo capisca. Chiese, musei, piazze invasi da frotte di minus habens che passano tutto il tempo con sta canna da pesca a cercare l’angolazione migliore per fotografarsi davanti alla qualunque.

Immaginate il caos che si è scatenato tra i turisti, abituati com’erano a seguire l’ombrellino per non perdere il gruppo vacanze “Terre e Sapori”. Comitive intere di cinesi sparite perché da bravi, tutti in fila, si son messi a seguire una coppia di serial selfier in vacanza a Bari Vecchia (che mi direte chi cazzo va in vacanza a Bari Vecchia? e io vi risponderei, ma chi cazzo se la compra la canna da selfie?).

Che poi le vostre foto vicine o lontane la gente le caga come i venticinque secondi di pubblicità prima dei video di Youtube. E lo stesso lo vorrei dire ai fan della GoPro. Madonna, Dio, beati martiri, santi e dominazioni. La GoPro. Io vorrei capire. Bisogna che mi date una mano.

Ci si attacca sto cazzicchio sul casco, e poi?

Si filma.

Bene, e poi?

Si taglia. 

Poi? 

Si monta.

Ottimo, e poi?

Si riguarda.

.
.
.

Si riguarda??? Si riguarda?? Ma chi cazzo si riguarda cosa?? Ma lo sapete che i video della GoPro sono le diapositive 2.0? 

Quelle che si guardavano col proiettore, a fine cena, di un cazzo di viaggio in Egitto della zia sola ma ancora piacente (dice lei) sopra un cammello cachettico, sotto il cartonato cafone dei faraoni ad Abu Simbel, nel suk a prendere il tè (Lipton) del deserto coi nomadi veri come i centurioni sotto al Colosseo o durante la serata araba in mezzo a ballerine di danza del ventre con evidenti disordini alimentari. 

Quelle robe lì, che si guardavano in penombra, con i parenti fintamente interessati, che per sconfiggere la ciecagna si infilzavano il palmo della mano con il coltello da pesce. Roba da deprivazione sensoriale che neanche i visoni da pelliccia. La gente non se li caga i vostri video, gli stanno sul culo, piuttosto mandami una cartolina che preferisco. 



Per rimanere in tema di minus habens non posso esimermi, in questo mio ritorno di intolleranza, dal parlare di due cose in particolare: i tifosi olandesi e l’ISIS , che è un po’ come parlare degli scienziati del CERN e della Filarmonica di Vienna.

Sui primi vorrei dire che non capisco perché un deve andare in trasferta per rompere i coglioni.

Veramente non ce n’è bisogno.

Se poi volevate distruggere Roma, siete arrivati tardi, le elezioni a sindaco si sono già tenute, ma ripresentatevi alla prossima tornata, che il programma elettorale ha dei numeri.

Tra l’altro l’Olanda ha già dichiarato che non pagherà i danni a Piazza di Spagna. 
Della serie, dopo che avete pisciato sulla Barcaccia cagateci pure in testa. 

Marino, che è uomo tutto d’un pezzo (di cosa non è chiaro) si è impuntato e con voce chiara e ferma, senza timore, penso si sia pure scusato per il disturbo. A questo punto proporrei una spedizione punitiva ad Amsterdam per andare a fottergli tutte le biciclette, poi le rivendiamo in Romania e così la Barcaccia la facciamo diventare panfilo.

Per quanto riguarda l’ISIS, che minaccia di invadere Roma, faccio una premessa. Per arrivarci, l’esercito dello Stato Islamico (risate di sottofondo) deve, nell’ordine: sbarcare in Sicilia, attraversare la Calabria, saltare la Basilicata, percorrere la Campania.

Ora, non è per dire, ma non sanno esattamente contro chi si stanno mettendo. Si perché vedete, per ipotesi, il buon Genny ‘a Carogna come la prenderebbe l’eventuale invasione degli hipster dell’Islam?
Si, perché in quelle zone lì, diciamo che può capitare di incontrare seri professionisti che hanno il senso dell’umorismo di un autobomba e va bene tutto, ma se poi scassi la circonvallazione della coppola della minchia, di te, amico terrorista, ci resta il turbante. 


Secondariamente pensavo che le soluzioni creative sono spesso le più semplici. 

Il ritorno di Roma-Feyenoord organizziamolo ad Al-Raqqa, la capitale del suddetto Stato Islamico (te-tum chaaa). Svendiamo i biglietti. Organizziamo tour, pullman, barconi. E poi, che vinca il migliore.

sabato 29 novembre 2014

COME SI FA A CROCIFIGGERE UNA CROSSGUARD LIGHTSABER?





Dato che ho la fortuna di vivere in un ambiente sociale estremamente variegato, vivo, spiccato e curioso, ho la possibilità oltre che di confrontarmi su praticamente ogni ambito della vita moderna anche di trovare risposte e sostegno alle domande e tesi più disparate; soprattutto, ho la meravigliosa opportunità di poter dire la mia ed intavolare appassionate ed appassionanti discussioni su argomenti di attualità con estrema immediatezza, per stare sempre sul pezzo, per così dire.


Nello specifico, parliamo del teaser di star wars VII, sguinzagliato ieri.
Precisando che non ho intenzione di dilungarmi sulla critica di questi due pezzi, ho visto una video-”recensione” postata sulla pagina https://www.facebook.com/empirafanclub e letto una recensione a fumetti (ma va?) di Ortolani, entrambi fortemente critici nei confronti di alcuni aspetti del teaser di SW VII uscito ieri. Prima di tutto: di "alcuni"? È un teaser, non un vero e proprio trailer: quanti aspetti possono esserci? Quanta la carne al fuoco della quale recensire, non speculare? Insomma, secondo me, qui è palese la volontà di criticare gratuitamente, proprio perchè non si può oggettivamente recensire un dannato teaser. Ma non è questo il fattaccio.

Le frecciatine più perculanti, infatti, sono state scoccate contro la crossguard lightsaber, sì: la lightsaber con la guardia laser, che conferisce una forma di croce all'arma. E allora? BOOOM: le critiche, sempliciotte, ma acerrime e moltissime. “È tamarra”, “la voglia di innovare rovina tutto”, “è una trovata per tredicenni”, “non è utilizzabile in combattimento” e bla, bla, bla, bla...

Ed allora, io, che sono un polemico ma anche uno che ha apprezzato molto il teaser, dico la mia.

1) sospensione dell'incredulità o sospensione del dubbio: espediente letterario utilizzato soprattutto in ambito fantasy e sci-fi, prevede che di fronte ad eventi o fenomeni normalmente impossibili o irrazionali, qualora siano comunque funzionali alla trama e utili al suo svolgimento, lo spettatore/lettore, per scettico che sia, faccia un passo indietro e accetti pacificamente la stranezza. In particolare, qui abbiamo un sith; i sith usano la forza e la usano per fare le cose più bizzarre e, tra le altre, lanciare fulmini di energia dalle mani. Ora: voi non fate domande su questa particolare abilità sith e la accettate, sì? Però, di contro, pensate davvero di poter ridire sull'utilizzo da parte loro di una spada laser con una guardia laser? No. Non potete. Loro sono sith, loro hanno la forza, loro possono. Ciò basti a voi, a me e a Re Kaioh. Diciamocelo: quando vediamo Tony Stark far virate di 90° a mach 3, non ci domandiamo come porca di quella vacca faccia a non spappolarsi il cervello, no?

2) la lightsaber con guardia laser già esisteva o perlomeno ne esisteva il concept: http://starwars.wikia.com/wiki/Crossguard_lightsaber .


Piantatela con 'sta storia del "non sanno più che inventarsi", perchè non regge.
In chiusura e per dovere di cronaca, ho da fare un'evidenziata: sia Ortolani che la video-”recensione” non mancano di sottolineare come la scimmia di vedere SW VII gli rimanga ben salda sulle spalle: perciò, possiamo dire con una certa sicurezza che non abbiano deciso di bocciare un intero film per colpa di un teaser. (Vero? VERO?)
Con somma brevità di argomenti e concisione espositiva, ci siamo arrivati! Si riduce tutto ad una questione semplicissima ma altrettanto fondamentale: piace o non piace. Non metto la citazione latina, perchè altirmenti sarei veramente un paraculo.

I ringraziamenti: Matteo Scarzello, il quale mi ha ricordato il concetto di sospensione del dubbio e "Io non Tollero" che mi ha dato l'opportunità di esporvi queste mie riflessioni.
Elia Coen

sabato 6 settembre 2014

ALLA RICERCA DELL'APPARTAMERDO

(loft open-space, luminoso, in città, ben collegato con bus e metro. Affittasi a ragazza con esperienza in furto con destrezza e in rapina in villa. No perditempo)

No vabbe. Bisogna che qualcosa dica, perché ne sento la necessità viscerale. Devo denunciare un crimine contro tutta l’umanità. Un dramma che affligge tutti e che arricchisce i pochi a scapito dei molti. Mi riferisco alla tragedia dello studente che cerca casa. Ma mannaggia la stravacca della Milka. Possibile che sia più facile trovare una scimmia con doti di calcolo integrale nelle mutande di mia nonna che una casa appena sopra il livello di dignità umana accettabile? Evidentemente si. Del resto nonna ha sempre amato molto gli animali.

Come prima cosa, il pacco è la dimensione
“Monolocale arredato, cucina americana, intimo e accogliente. Funzionale”. Ah beh. Funzionale. Se è funzionale allora va bene. Però intima vuol dire che praticamente caghi nella lavastoviglie, accogliente significa che per aprire l’armadio devi uscire di casa, funzionale significa che per dormire metti i piedi nel forno e che tu proprietario sei stronzo. Si perché la vera arte del locatore è l’inzuccheramento della supposta. Giuro questa è vera. Cerco casa no? La zona è molto bella, il prezzo è abbordabile, e sono comprese tutte le spese. Il colpo della vita uno pensa. Si, ma quel sagomone del proprietario non ti dice che – e giuro che è la verità – che la stanza non ha finestre. Scusa, ma è legale ‘sta cosa? Tu affitti un monolocale, con una sola porta d’ingresso, senza finestre, di 20 metri quadrati. Sii onesto allora, di' che affitti un armadio. O al massimo un camerino di Zara.

Il secondo grosso problema è il bagno
Sì perché il bagno fa tutta la differenza del mondo, tra una stalla e una casa normale. Per prima cosa, se sei un nababbo hai il bagno singolo. E allora lì è benessere perché tanto ci metti quello che vuoi, lo occupi per quanto vuoi e hai l’inestimabile certezza che le puzze e le pisce che senti sono le tue. Il problema è quando il bagno lo condividi. E tanti più sono i coinquilini, maggiore è il divertimento. Intanto scopri la peculiare capacità del colon umano di andare a ritmo con tutti gli altri intestini nel raggio di 400 metri. Praticamente fa come un iPod quando lo attacchi al computer, si sincronizza. E così tutti devono fare la popò nello stesso momento. Ci sono delle code tali che sembra di stare in discoteca. Certi da fuori le vedono e nel dubbio si mettono in fila, che non si sa mai che in zona bidet non diano i free drink. Ma il vero problema è un altro. Sono i peli. OH. SANTO. CIELO. DI. TUTTI. I. BEATI. Peli, peli di estranei ovunque. Che, bagnati, fanno l’onda e tu non capisci se sono di testa, di gambe, di culo o di minchia. In un bagno di una casa che ho visionato, ce n’erano così tanti che le alternative potevano essere: o questi hanno messo la moquette nella doccia (una chiccheria) oppure i miei probabili coinquilini sono una muta di cani da slitta.

Un’altra questione è la condizione media in cui la casa ti viene consegnata.
Non è che è sporca. È, piuttosto, come Baghdad. Ci sono proprio le macerie e dietro alla cassettiera ci puoi trovare due miliziani jihadisti. Un tappetino da doccia, lasciato lì chissà da chi e da quanto, dopo un po’ che lo fissavo, si è mosso e, si è gettato dalla finestra. I consigli della mamma in questo caso sono preziosi: una tanica di benzina, o, in alternativa del fosforo bianco, che fa pure atmosfera.


Per non parlare della vergognosa discriminazione sessuale in materia di affitti.
Case su case su case su case, solo per ragazze. E non c’è verso. E ti prende la disperazione quando è la quinta volta che ti rimbalzano perché si scusa, non abbiamo niente contro di te, però vedi, noi cercavamo una ragazza..MAIALI!! Cercatevela su un sito di incontri, non con gli annunci delle case, che il Signore vi confonda! Preso dallo sconforto, all’ennesimo rifiuto, ho provato a spacciarmi per una ragazza, tirandomelo dentro come ai cani quando stanno su due zampe…mi avrebbero anche preso, se non fosse che così, mi era spuntata la coda.

domenica 13 luglio 2014

LE 7 REAZIONI DI UN ITALIANO ALLA VITTORIA TEDESCA

(a sinistra: composta esultanza della Merkel; da destra: Platinì che si sta pentendo di aver preso il bis di impepata di cozze al ristorante "La Favela" di Rio, e Blatter che controlla di non aver perso la clip del piercing nuovo che si è fatto)


La Germania campione del mondo. No vabbè. Mi scappa un ECCHECCAZZO scrittotuttoattaccato. Non si può. Non ci voglio credere. Ora per quattro anni questi ci mangiano in testa e ce la meneranno fino alla morte. Sapete come si dice “Siamo i campioni del mondo” in tedesco? “Wir sind Weltmeister”. Eh? Scusa come? Più che un ritornello di vittoria sembra una variante alle erbe di una birra trappista: “Scusi mi porta una Weltmeister piccola, sì che devo guidare”. Comunque, superato il gelo generale del resto del mondo (è noto che i tedeschi sono la categoria più odiata al mondo, staccando largamente i lettori di giornale altrui a tradimento e quelli che usano verbi come “fowardare”, “matchare”, “aperitiviamo”) occorre fare un’analisi non tanto della partita, per evitare di spargere sale sulla piaga, quanto delle reazioni del tifoso medio alla vittoria della Germania.

1.       IL COMPLOTTISTA
“Ecco vedi, ha vinto la Germania, ma è normale. Cosa ti aspettavi. Dominano l’economia e la finanza mondiale, figurati che interessi economici ci sono dietro la vittoria”
“Ma guarda, io non credo, l’Argentina ha giocato che sembrava la squadra del reparto di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale, sarà stato quello...”
“Se vabbè ciao. Se non ci arrivi da solo. Scusa voglio chiederti una cosa: hai visto che pubblicità c’è stata subito dopo la partita?”
“Si, quella della Opel...”
“Bene, e di che colore era vestita la Merkel stasera?”
“Di rosso”
“E l’arbitro?”
“Pure”
“BENE!!! Non ci arrivi da solo? No perché se questi non sono segni evidenti di un piano volto a truccare i Mondiali, non so cosa dirti!”
“Ma io non penso...”
“E poi scusa, Schumacher, si è svegliato proprio per i Mondiali così, per caso? Oppure l’hanno svegliato apposta sennò si perdeva la vittoria dei suoi compatrioti massoni?”
“Io adesso non tirerei in ballo Schumi, che, povero, in quanto a ballare balla pochino ultimamente”.

È inutile, qualunque cosa dirai verrà ricondotta ad un disegno superiore che coinvolge i Carbonari, il signoraggio bancario, i servizi segreti deviati, Roberto Giacobbo, le scie chimiche e il terzo segreto di Fatima. Roba che Dan Brown a confronto scrive menù per ristoranti cinesi.

2.       IL CONTROTENDENTE
Il controtendente è quello che tifa Germania. Anche se tedesco non è. Affetto da disturbi cognitivo-emotivi tifa Germania per il gusto di stare sul cazzo. Poi quando gli chiedi:
“Ma scusa, perché tifi Germania?”
“E beh sai... l’organizzazione...la pianificazione...che poi quando dicono una cosa, oh quella è”
“Sì ho capito, quindi ti esalta anche la tua squadra di imbianchini quando viene a rifarti il salone! Fai proprio la ola mentre stai seduto nella sala d’attesa del tuo commercialista al pensiero che, altroché 4-4-2, il modulo più sicuro è il 7-40.”
“No vabbè, ora generalizzi. Dai, è stata MERITATISSIMA”
E da lì in poi si aprono fiotti di banalità incontrastata, in cui svetta la perla di Gary Lineker, a cui Dio donò un piede formidabile e non anche un’opportunissima afasia, “Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e poi la Germania vince”. Non provate a convincerli, date loro solo comprensione e affatto, probabilmente la loro mamma li ha accarezzati fino ai 16 anni con un rastrello.

3.       IL ROMANTICO
“Ahinoi, che mondo povero...(sospiro)”
“Perché scusa?”
“La Germania, ha vinto...(risospiro)”
“E quindi?”
“Non c’è più poesia nel mondo...”
“Beh non esagerare, è una partita di calcio!”
“Eh... (sospiro)...non capisci... (sguardo rivolto all’infinito) ...non è solo una partita di calcio. È una lotta, tra vincitori e vinti. Solo il pallone può dare speranza, segnare una rivincita anche degli ultimi.”
“Va bene ho capito, ma è la soddisfazione di un giorno, non è che domani i poveracci stanno meglio...”
“Ma non c’entra, e poi è la sconfitta del cuore contro la fredda tecnica. Vince la programmazione disumana, non il genio, la sregolatezza, la bellezza dell’imprevedibile...”
“Aspe, mi son perso, ma stiamo parlando sempre della partita si?”
“Sarebbe stato un messaggio al mondo. Conquistate tutto con l’allegria. Restiamo umani...”
Ecco, dite a questi che stiano sereni, dato che non mi pare che Pelé abbia già vinto un Nobel per la Pace e che dubito che Madre Teresa di Calcutta sapesse fare più di tre palleggi consecutivi.

4.       IL TECNICO
Il tecnico è quello che, in risposta al tuo commento “Tedeschi cacconi puzzoni pussate via!” si lancia in una trattazione in cinque volumi sui motivi tecnico-tattici della vittoria tedesca.
“Intanto per partire la programmazione e l’organizzazione. Non crederai mica che Loew abbia vinto così per caso. La sua squadra ha un impianto tecnico solido e complesso, frutto di un programma di selezione e formazione che investe ben due cicli completi di Mondiale. Ha recuperato l’uso di mezze ali efficaci, merce rara al giorno d’oggi, e ha rafforzato il centrocampo che non solo totalizza il gioco, ma è anche in grado di concedersi giocate raffinate. L’utilizzo di Klose gli permette di estendere o restringere la cassa armonia della squadra che tra recuperi e ripartenze è in grado di fare un gioco totalizzante. Poi è ovvio, a vincere è il sistema Germania: vivai giovanili obbligatori e gestione dei club trasparente sia sul piano finanziario sia su quello…”. il tutto con l'odiosa tranquillità e l'inutile spocchia della voce di Trenitalia quando annuncia un ritardo di circa tre giorni del regionale veloce verso Venezia Santa Lucia.
Guarda a me la Germania mi sta sul culo perché a Berlino, in gita con la scuola, mi hanno fregato il marsupio, provi a rispondere. Lui continua e tu alla fine ti abboni alla rivista.

5.       IL CRITICATORE TOTALE
In caso di vittoria della Germania, per evidente superiorità, il criticatore totale inizia una serie di insulti in ordine sparso che poco hanno a che fare con il merito della partita:
“Ma dai ragazzi, questi non si possono vedere, ma che cos’è!! Cioè va bene che hanno vinto ma son tristi lo stesso. Ero più contento io quando ho vinto il mercante in fiera quest’anno a Natale. Che squadra triste. E poi brutta, Dio Santo, brutta. Vincono pure, ma sembrano la squadra del dopo lavoro dei metalmeccanici di Mirafiori. E poi la Merkel (suo bersaglio preferito, ndr.). Minchia quanto la odio. Che fosse per loro anche, ma la Merkel non posso sopportare che esulti, sta grassona orrida. Che chi ti ha messo quella giacchetta da piccola fiammiferaia? Ma non hai dei parenti, qualcuno che ti vuole bene e ti dica no guarda Angela se devi uscire con ‘sta roba piuttosto stai a casa. Hai visto il portiere? Che faccia che ha? Si ma tutti comunque, c’hanno quella faccia da nazista, altroché. Gioca la Gestapo stasera…”
E via così di luoghi comuni, dai crauti ai calzini coi sandali, diventati ormai topos letterario.

6.       IL BERSAGLIERE
È quello che, consumatosi il trionfo tedesco, si sente improvvisamente soffocare dalla rinnovata minaccia del Reich. I tedeschi ormai sono in cima al mondo e allora bisogna scendere in campo, per difendere i sacri confini patri. Ispirato dall’ardore nazionale promette che venderà la BMW, smetterà di mangiare yoghurt Muller (perché magari sono parenti, lui e il calciatore), disdice la prenotazione Lufthansa, sostituisce tutta la birra che ha in casa con la sangria, dà fuoco nel salotto alle Puma da ginnastica e usa per l’igiene intima la collezione di pantaloncini Adidas. Trascorrerà le vacanze estive sulle rive del Piave, perché l’invasione non lo colga di sorpresa.

7.       IL MALAUGURANTE

Il malaugurante è quello che tifa contro. La frase classica è “tutti, ma non loro”. E dato che siamo in Italia, tra italiani, il malaugurante contro la Germania è la razza più diffusa, al pari di quella che tifa contro Francia. Bene, il malaugurante passa tutto il campionato del mondo a tifare per la squadra che incontra la Germania, portandole, ovviamente una sfiga da bestia. Questo non lo scoraggia, anzi. Il gufaccio si galvanizza e organizza sedute di macumbe con le zingare in casa pur di veder perdere la Germania. Che ovviamente vince. Riceveranno, al termine della competizione un cesto di frutta esotica, con un biglietto di ringraziamento. “Danke”, ovviamente.

mercoledì 18 giugno 2014

I DIECI SINTOMI DELLA MATURITA'




Oggi c’è stata la prima prova di maturità. E tutti giù a citare Antonello nazionale, che praticamente con una canzone e l’appoggio del Ministero dell’Istruzione si è messo a posto a vita. Ogni maturità è diversa. Ognuno di noi ha avuto la sua notte prima degli esami e il proprio diverso e particolare esame (qualcuno è così stronzo come il sottoscritto, da continuare ad averne pure adesso). Ma ci sono cose che sono uguali per tutti e ci sono tutti gli anni. Almeno dieci. Sono i sintomi che la maturità è arrivata.

1.       IL TOTO-TEMI
Che è una cagata pazzesca. Sempre. Peggio che sentire l’oroscopo di Paolo Fox. Tutti si sforzano di trovare nel corso dell’anno eventi, simbologie, ricorrenze che dovrebbero essere indizi della scelta del Ministero. “Ah ecco vedi, quest’anno ci sarà il 25ennale dell’invio della cagnetta Laika nello spazio. Il tema sarà sicuramente l’estate e l’abbandono dei cani in autostrada”. Ma guarda io non credo. “Hanno incastrato con la prova genetica l’assassino di Yara; la traccia sarà sicuramente il Dna e il suo ruolo nella storia: da Mendel al Detective Conan”. Mi sembra improbabile e pure di cattivo gusto. “E’ morto pochi mesi fa Garcia Marquez. Mi sembra ovvio che tutta la prima prova sarà sulla MotoGP e sulla rivalità con Pedrosa e Rossi”. Se vabbè lallero.

2.       I DIZIONARI
Il dizionario è il vero compagno della maturità. Per l’occasione diventa una piccola enciclopedia miniata. Ogni spazio libero è riempito da glosse, asterischi, rimandi. E nei metodi di redazione si vede che siamo un popolo ingegnoso nelle difficoltà: gente scolla la copertina interna e ci mette i bigliettini, chi fa rilegare pagine in aggiunta, chi incolla pagine pari e dispari con in mezzo pagine di appunti, altri ancora dividono i temi per iniziale della parola chiave e raccolgono il tutto sotto la lettera corrispondente. Ai meravigliosi amanuensi degli anni 00 bisognerebbe dire che se la metà del tempo per fare questi lavori la passassero a studiare probabilmente ne saprebbero più degli esaminatori.

3.       LA CORSA
Prima di ogni esame c’è la ricerca del posto migliore. Che è sempre quello più indietro. Quello che è quasi in bagno. Quello dietro la colonna. Quello che è così indietro che praticamente è in un’altra scuola. Per aggiudicarselo, la lotta è senza quartiere. Appena si aprono le porte le scene sono quelle di una fuga da un palazzo in fiamme.  La lotta è senza quartiere. Calci, pugni spintoni, bastardo, infame, ti ammazzo. Sputi e lanci di oggetti contundenti. C’è gente che porta un dizionario in più proprio per scagliarlo sulla folla urlante. Alcuni non arriveranno nemmeno ai banchi.

4.       LA COMMISSIONE
La commissione d’esame, nella sua varietà, raccoglie sempre le stesse categorie di persone. C’è l’esaminatore-merda, quello incattivito dal caldo, dalla calvizie, che lo colse a 22 anni, e da una vita familiare fallimentare che passa gli esaminandi a filo di coltello; c’è quella che non ne ha un’idea, la riconosci perché si presenta in sandali, con la gonna ampia e vaporosa, fa domande da consumatore seriale di limoncello e l’unico contributo che fornisce al collegio è proporre la pausa caffè; oppure c’è quello che ha meno voglia di essere lì degli studenti, di solito è il professore di materie che in quel liceo non c’entrano nulla: inizia a sudare dal 6 Giugno e finisce il 18 Luglio, respira rumorosamente e, tra uno studente e l’altro, bestemmia.

5.       LA TRACCIA DI MERDA
Ogni maturità ha una traccia imbecille. Così idiota che sembra finta. Tipo quella che capitò a me, e giuro non sto scherzando, sugli alieni. Chi cazzo ha fatto entrare Giacobbo al Ministero dell’Istruzione? Chi me lo corregge il tema poi, la redazione di Mistero? E ovviamente c’è sempre il compagno di classe coglione che la sceglie, dato che in genere è così ignorante da non scegliere quella su Quasimodo perché “il cartone Disney non me lo ricordo bene e poi manco mi è piaciuto tanto”.

6.       IL TEMA STORICO
Che è quello che nessuno sceglie mai. Perché obiettivamente fa schifo. Io farei una proposta e lo abolirei. “Europa del 1914 e quella del 2014: trova le differenze”. Gerry Scotti? L’Iphone? I selfie? “L’Italia e la tragedia delle foibe”. Ma siete cretini? Metà degli studenti è un miracolo se arriva alla fine sella Seconda Guerra Mondiale e voi scegliete le foibe. Che poi ci fu un ragazzo, sublime, che lesse male e scambiò il tema storico per quello psicoanalitico: la tragedia delle fobie. Inutile dire che la sua maturità fu parecchio in salita.

7.       LA CACCA
Almeno per quanto mi riguarda, la maturità mi ha provato dal punto di vista gastrointestinale. Il ricordo più vivido che ho è che due ore prima dell’esame iniziava un moto tellurico a livello dell’addome e in breve tempo mi trovavo nella mutanda una riproduzione in scala, funzionante, dei soffioni boraciferi di Larderello. Roba che proprio i Dolori del giovane (sul) Water. Altro che Dukan, ce l’ho io la dieta miracolosa: gli esami di maturità, un paio di volte l’anno.

8.       IL RIPASSONE
Si arriva alla maturità avendo in mente un programma di studi da campo di lavoro coreano. Allora, 6.45 sveglia; 7:00 saluto al sole; 7: 05 colazione; 7: 10 inizio studio; fino alle 11 si fa tutta la letteratura da Manzoni a Moccia; dalle 11 alle 13 storia: dalla fondazione dell’impero carolingio fino alla guerra in Kossovo; dalle 13: 00 alle 13: 05 pranzo; fino alle 16 geografia diritto scienze sociali; 16- 18 fisica e biologia: dalla scoperta del fuoco alla pecora Dolly; 18 – 21 filosofia geologia matematica; 21: 05 chimica, nel senso che bisogna che ti droghi; 21: 10 – 23 storia dell’arte letteratura latina e greca; 24 religione, nel senso che reciti un rosario nel caso dovessi morire nel sonno.

9.       LA SECCHIA
Tutti, ma proprio tutti, l’hanno cercata come estrema ancora di salvezza. La secchia di turno, che passasse tutto il passabile, con la collaborazione di qualche esaminatore interno che fa finta di non vedere. E’ scientificamente provato. Durante l’esame il secchione esercita una forza di gravità sui propri compagni direttamente proporzionale al quadrato del prodotto tra le materie da preparare, i nove in pagella di questo e l’ignoranza avvilente degli studenti, il tutto fratto il numero dei compagni di classe. A questo si aggiunga che l’esattezza della versione che ti passerà sara tanto inferiore quanto la lunghezza del raggio visivo-uditivo entro cui si trova il copiatore. Questo significa che la gente si picchia sulla schiena pur di sedere vicino al primo della classe, che diventa “voce della verità”. Ti recitasse, per vendicarsi, la lista dei film di Cicciolina al posto della versione di Tacito, non ci sarebbe problema, nessuno dubiterebbe del Verbo.

10.   FINALMENTE E’ FINITA
Forse la sensazione più bella di tutte. Sentire di avere chiuso un capitolo enorme della propria vita. Chiuso con verifiche, interrogazioni, compiti a casa. Vedrai quando sarò all’università sarà tutto diverso. Farò ciò che voglio, studierò quando voglio e come voglio. Autonomo, indipendente, bello, splendido e splendente. E la cosa forse più bella di tutte è che, in quel momento, ci credi ancora, per davvero.